Seppure non sono dotato di una 4x4, mi piacerebbe raccontarvi del viaggio che ho fatto con la mia carissima Panda 1.2 del 2004, con circa 185000 Km sul groppone. Spero di non infastidire nessuno con il fatto di parlarvi di una semplicissima trazione anteriore, nel qual caso mi scuso in anticipo per l'invasione...
Quest'anno, dopo l'estate passata a lavorare ho deciso di prendere uno stacco di poco meno di un mese per viaggiare. All'inizio avevo preventivato di andare in moto, ma essendosi aggregati due amici non centauri si è optato per l'automobile e tra tutte si è deciso di utilizzare il mio fido Pandino. Il viaggio era impegnativo come "strada" e si è snodato principalmente tra le strade dei balcani, portandoci ad attraversare Grecia, Macedonia, Kosovo, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Croazia, Slovenia e quindi rientro in Italia, per un totale di 5000 Km suonati, di cui la maggior parte con me come conducente e su tratti non autostradali.
L'auto si è comportata benissimo: ha consumato davvero poco, si è destreggiata in percorsi tortuosi su strade bianche, ha divorato kilometri senza riposarsi mai e senza dare mai alcun segno di cedimento (tenendo conto che aveva 180.000 Km suonati) e divorando qualsiasi benzina trovassi lungo la strada. Credo sia superfluo dire che dopo tutta questa strada, nutro un certo affetto per questo mezzo...
Il primo tratto è stato il seguente:

Qui, la prima tappa di rito è stata l'epitaffio della disfida a Barletta e quindi abbiamo proseguito per Brindisi dove ci saremmo imbarcati per Patrasso. Non c'è molto da raccontare sui primi kilometri in Italia. Il viaggio è filato liscio ed è servito per creare un minimo di atmosfera, per staccarci dalla realtà quotidiana. Abbiamo imbarcato il mezzo e ci siamo lasciati andare tra ponte e sale, aspettando che passasse la notte.

Arrivati a Patrasso e lasciato il traghetto, ci siamo diretti dritti verso la parte più a sud del Peloponneso. Non avevamo un programma definito, quindi abbiamo girato costa costa fino ad arrivare in un paese chiamato Gerolimenas. Qui ci siamo concessi una sosta di 6 giorni per godere del mare e del clima favorevole. Facendo base in questo posto abbiamo quindi vagabondato con l'intento di scoprire le varie calette e spiaggie nei dintorni: Mezapos, Porto Kaggio, Capo Tainaro, Kokkala. Il Peloponneso è molto suggestivo. Strade tortuose, pochissime persone, paesi praticamente disabitati. Molte calette o zone d'interesse sono raggiungibili tramite strade di terra battuta come quella per Castello Tigani. Sono sicuro che se avessi avuto una 4x4 mi sarei potuto divertire anche su tanti altri percorsi.


Successivamente passando per la costa orientale, abbiamo raggiunto Epidauro e quindi Micene dove abbiamo visitato le bellissime aree archeologiche e da lì abbiamo riaccompagnato a Patrasso uno dei membri all'imbarco. Da questo momento il viaggio è continuato in due. Il kilometraggio giornaliero si è alzato per la voglia di macinare la strada. Abbiamo così divorato in un giorno la Macedonia, passando una mezza giornata a Prilep:

A Prilep, abbiamo trovato quasi tutto chiuso, visto che era domenica. La smania di viaggiare ci ha fatto riprendere la strada ed in fretta ci siamo diretti alla volta del Kosovo con destinazione Pristina. Alla frontiera veniamo colti dallo sconforto vedendo sventolare bandiera albanese: eravamo convinti di aver sbagliato strada, invece scopriamo con enorme sollievo di trovarci alla dogana giusta. Stranezze balcaniche. In serata arriviamo alla meta: ho la febbre, il raffreddore ed il mal di gola e non troviamo un alloggio per la notte. Pristina è in enorme espansione economica, con i suoi casinò, hotel a 5 stelle e centri di chirurgia estetica. Il mio compagno di viaggio (che guidava da Patrasso) si convince che sia cosa buona e giusta spingersi fino a Pec (Peje), dove in effetti troviamo posto in una pensione per 20 euro totali. Il Kosovo ci lascerà una strana sensazione: Pristina è come Las Vegas, ma tra le varie città c'è solo un grosso stradone con tanti distributori. La disparità sociale è viva e davanti agli occhi di tutti. Di notte il nulla tra i vari centri abitati è popolato da persone che si muovono letteralmente nel buio pesto a bordo strada, che aspettano seduti a terra l'arrivo di non so cosa, che fanno la guardia a stradine sterrate che non ho idea di dove conducano. L'arrivo a Peje sarà una liberazione. La modestissima pensione (da noi ribattezzata come l'hotel delle "sgualdrine", anche se il termine utilizzato non era proprio questo) ci sembra un grande hotel di lusso. Dormiamo male, ma alla mattina siamo comunque riposati e pronti per ripartire...Del Kosovo, a causa dell'influenza mi rimane una sola foto sfocata, scattata dall'interno dell'auto:

Per ora mi fermo qui. Riprenderò il racconto, se siete interessati, raccontandovi del resto del viaggio!